“…in grembo alle valli boscose risiedono i castellari come fragili ancorette nel palmo della ruvida mano di chi scavò una necropoli etrusca…non siamo che alle porte della Val di Chiana, questa non è altro che l’anticamera di una reggia.” (Giuseppe Giuli 1928)

Sinalunga risiede sulla pendice orientale dei poggi che separano la Val di Chiana da quella dell’Ombrone, a ponente del Canal Maestro della Chiana, a levante di Asciano, dirimpetto alla Città di Cortona a settentrione di Montepulciano e a mezzogiorno di Siena. La sinuosità del monte sulle cui pendici Sinalunga fu edificata, il tortuoso e lungo giro che occorre percorrere per valicarlo, procurò naturalmente a questa località il suo originario nome di Sinus longus cambiato poi in Sinalunga.

 

 

Le sue colline risultano densamente abitate fin dall’epoca etrusca. Alla base della collina su cui sorge, un tempo passava la Via Consolare Cassia. Nel luogo in cui è ubicata la pieve romanica di “San Pietro ad Mensulas” al tempo dei romani c’era la stazione di posta “ad Mensulas”.

Il moderno centro storico si sviluppa su una struttura ovoidale risalente a prima dell’anno Mille. Sono ancora visibili lunghi tratti di mura e porzioni di torri di difesa. La visita a questa parte del centro storico permette di godere di uno splendido panorama sulla valle sottostante, oltre che di assaporare il gusto antico che gli stretti vicoli sanno trasmettere.

Esattamente al centro della Sinalunga medievale, in una piazza, le cui ridotte dimensioni ne esaltano ancor di più la struttura, si trova il Palazzo Pretorio, costruito a somiglianza del Palazzo Pubblico di Siena.

Immediatamente fuori dall’ovale medievale è ubicata la chiesa Collegiata di San Martino, eretta alla fine del ‘500 sul terreno della vecchia rocca andata distrutta nella guerra tra Siena e Firenze.

 

Cenni Storici

Sinalunga ha sicuramente origini Etrusche. A conferma si possono citare i ritrovamenti in località “Le Carceri”, altri presso la villa S. Giustino e in località “La Palazzetta”. Nel II secolo a.C. fu poi insediamento Romano nella zona in cui è attualmente ubicato il centro di Pieve di Sinalunga così come testimoniano ritrovamenti di monete, tubazioni, tratti di mura e pavimentazioni.

Dal 1177 proprietà di Cacciaconti, il borgo entrò a far parte della Repubblica di Siena nei primi anni del Trecento, rimanendo sotto la sua giurisdizione fino al 1553 quando fu accorpata a Firenze.

Nel 1558 Sinalunga, ormai stabilmente integrata nel granducato di Toscana, è fatta sede di un Capitano di Giustizia che estendeva i suoi poteri su Bettolle, Farnetella, Rigomagno, Scrofiano, Poggio S. Cecilia, Serre di Rapolano e Armaiolo. Nello stesso anno, precisamente il 26 Maggio viene posta dal vescovo di Pienza e Chiusi la prima pietra per la costruzione della Collegiata sul luogo dove, precedentemente, si ergeva la rocca.

Nel 1718 Gian Gastone, ultimo dei Medici, affronta ancora una volta il secolare problema dell’impaludamento della valle della Chiana e fa intraprendere dei lavori di bonifica nella zona tra Bettolle ed il lago di Chiusi. Il riferimento è importante perché, da quest’epoca in poi, praticamente senza interruzione e con maggiore impulso sotto i Lorena, fu portata a compimento l’opera di bonifica della vallata. A seguito della bonifica, infatti, il territorio subì un riassetto con la creazione di grandi fattorie e fu avviata la costruzione delle caratteristiche case coloniche a pianta quadrata e rettangolare, generalmente su due piani, con loggiato e colombaio sul tetto. Alcune di queste belle costruzioni sono tutt’ora facilmente individuabili percorrendo le campagne.

 

Nel 1796 l’Accademia degli smantellati, istituita già nel 1673, dà inizio alla costruzione di un teatro e nel 1806 i lavori vengono ultimati. Successivamente il Teatro viene dedicato a Ciro Pinsuti, insigne musicista sinalunghese. Nell’Aprile del 1799 Sinalunga viene occupata dalle truppe francesi, promotrici dei principi di libertà, fraternità ed uguaglianza ma, almeno a quanto dice l’Agnolucci, maggior cultore di storia locale fino ad oggi, di fatto capaci di imporre forti balzelli, tanto che il 15 giugno i sinalunghesi si ribellarono ed abbatterono “l’albero della libertà”, piantato dai Francesi davanti alla Collegiata.

All’alba del 24 Settembre del 1867 l’esercito regolare arrestò Garibaldi per impedirgli di marciare su Roma. Lo arrestò nel Palazzo Agnolucci dove era stato ospite la sera prima.